“Il giorno del giudizio”, i protagonisti si raccontano: Valentina Loche

Cagliari, 24 Marzo 2024,

“La Casa di Suoni e Racconti” va scena con lo spettacolo di poesia, musica e immagine tratto dal testo settecentesco del Canonico Delogu Ibba “Tragedia in su Isclavamentu”. Così comincia un comunicato stampa, ma è così che comincia anche e soprattutto un momento che si rivelerà molto coinvolgente perché “sul palco – prosegue il comunicato – l’attrice Valentina Loche e il musicista Andrea Congia”.

Ottima occasione per incontrare Valentina Loche. Grazie alla preziosa gentilezza di Carla Erriu, insostituibile e instancabile organizzatrice della Casa di Suoni e Racconti viene stabilito un contatto e l’attrice del momento che con lo spettacolo “il giorno del giudizio” sta ancora riscrivendo la storia del teatro nuorese e anche forse, di tutto il teatro sardo, accetta di incontrarci dopo lo spettacolo con Andrea Congia. La location non è una delle più leggiadre ma è certamente adatta: si tratta della lugubre e suggestiva Cripta della Chiesa del Santo Sepolcro nel centro storico di Cagliari, con l’effige della Morte con tanto di falce che dalla volta sovrasta tutti, pubblico artisti e tecnici, a monito della caducità di questa nostra esistenza. Lo spettacolo è interessante e costituisce un momento culturale importante che meriterebbe ben altri spazi e ben altra considerazione anche da parte di certo pubblico che dovrebbe apprezzare il valore di questi lavori che costituiscono forse l’unico modo per conoscere e ascoltare testi ai quali nessuno potrebbe approdare casualmente. Lo spettacolo termina, quattro chiacchiere sulla sua riuscita, Valentina si sincera che non sia risultato troppo lungo magari anche solo per i non credenti, complimenti di rito ma sentiti, qualche considerazione e finalmente l’intervista può cominciare. Scegliamo la sacrestia della chiesa che ha ospitato lo spettacolo.

-Appare contenta e sorride.

TiS –          Valentina Loche, Lei veste i panni di uno dei personaggi più importanti e iconici de “Il giorno del giudizio” che il regista e drammaturgo Marco spiga ha tratto dal celebre romanzo di Salvatore Satta. Nello spettacolo lei interpreta Donna Vincenza, la moglie del protagonista del romanzo, un ruolo che lo stesso Spiga definisce il più delicato e difficile da interpretare. Come si è avvicinata a questo difficile ruolo? Quale è stato il suo approccio al personaggio?

VL                         La lingua è il primo elemento tramite il quale ho creato il mio approccio. Vincenza parlava in sardo, la mia lingua madre; la mia vita si svolge per il sessanta-settanta per cento in lingua sarda, perciò riuscendo ad avvicinarmi tantissimo a lei, per via di quello che deve sentirsi dire da Don Sebastiano, ne ho avuto inizialmente paura…

TIS                        Paura della sua reazione? O del suo non reagire?

VL                         No, di quello che doveva provare, del suo sentire in questa vita con un marito così. Quindi il mio approccio è passato per una coinonia linguistica, per una sorta di paura per la violenza dei suoi sentimenti e sui suoi sentimenti e poi in qualche modo ho “fatto spazio”, ho proprio fatto spazio dentro di me. È una cosa un po’ strana da descrivere perché noi tutti in genere abbiamo sempre paura del vuoto inteso come spazio in cui nulla alberga ma in realtà il vuoto è quello che serve per arricchirci.

TiS            Per un attore il vuoto è importante…

VL             Sì assolutamente, ma anche per tutti gli esseri umani in generale. Ma riuscendo a fare spazio, e in questo Marco Spiga mi è stato di grande aiuto, appena gli ho confidato le mie paure, durante le prove mi sono trovata in una condizione strana, forse si potrebbe definire come un vuoto di coscienza nel quale Valentina non esisteva più e che raramente sperimento…

TiS            un processo di identificazione col personaggio?

VL             Sì. Sì. Sì, e quindi tutte le reazioni a ciò che diceva Don Sebastiano erano proprio le sue, di Vincenza, le sentivo come sue e non ne ho avuto più paura, sentivo ahimè la sua sofferenza che però mi ha aiutata paradossalmente ad affrontare alcuni aspetti della mia vita…

TiS            Questa identificazione era visibile quasi palpabile sul palco…

VL             Wow!

-Sorride come se rivedesse la scena

TiS            Stiamo usando il termine sofferenza ma sarebbe, forse, più corretto riferirsi alla ineluttabilità del suo dover subire, al non poter reagire secondo le proprie pulsioni?

VL             Certamente ma non possiamo perdere di vista il periodo in cui i fatti raccontati si svolgono. Donna Vincenza ci provava a reagire ma sempre nei limiti che l’epoca e la cultura le imponevano…

TiS            Il semplice fatto di rivolgersi al marito chiamandolo per cognome per quanto comune e consueto in quegli anni aveva come unico vero scopo quello di porre e sancire una certa distanza minima e invalicabile tra lui e lei.

VL             Anche il fatto che a volte controbatteva al marito: quando lei risponde, durante lo spettacolo, utilizza le parole che Marco (Spiga) ha preso dal libro, non c’è niente di inventato. Si potrebbe pensare che donna Vincenza fosse completamente sottomessa, che non replicasse, che non fiatasse e invece in lei c’era un germoglio di emancipazione.

TiS            Sono d’accordo, chi ha letto il romanzo questo aspetto lo cerca sul palco e grazie alle scelte drammaturgiche di Marco Spiga lo trova molto ben rappresentato da Valentina Loche. Ora una domanda che può sembrare un po’ stupidamente perfida ma che serve unicamente ad ampliare il discorso sull’attrice e il personaggio: ha letto il romanzo di Satta?

VL             Sì, io l’ho letto casualmente l’anno scorso.

TiS            Casualmente? Non è un libro che si legge in spiaggia…

VL             No, decisamente no.

TiS            Da lettrice, come l’ha trovato?

VL             Io ho una amica con la quale amo scambiare pareri letterari, ragioniamo di libri, di film. Una amica che è stata mia compagna in un corso  all’Università. L’anno scorso mi ha chiesto: «Vale ma tu hai mai letto “Il giorno del giudizio”»? e io con un po’ di vergogna ho dovuto ammettere che non lo avevo mai letto…

-ride divertita

In ogni caso poi l’ho letto con la consapevolezza che si trattava di un capolavoro. E sia ben chiaro: lo è. Ma mentre lo leggevo lo sentivo lentissimo.

TiS                  Non è il massimo della godibilità in effetti

VL                               Lentissimo… inesorabilmente lento. E poi l’ho riletto addirittura durante le prove dello spettacolo. Quando non dovevo necessariamente stare in scena lo leggevo e trovavo impressionante ritrovare sul testo, non sui dialoghi, perché i dialoghi sono pochissimi, la assoluta fedeltà del nostro copione, per quanto tradotto in sardo, all’opera letteraria di Satta. L’aspetto più entusiasmante è stato quello di poter ammirare da fuori e al tempo stesso toccare con mano il capolavoro di riscrittura che Marco Spiga ha compiuto nella sua drammaturgia così intensa.

TiS                  Che differenze corrono tra la versione del personaggio che Valentina Loche fa rivivere sulla scena e quella che emerge dalle pagine del romanzo? Sempre che ne corrano s’intende, e se queste differenze esistono, a cosa sono dovute? A scelte registiche e drammaturgiche? O magari a precise considerazioni e istanze dell’attrice Valentina Loche e della sua sensibilità artistica e personale?

VL                   È strano, ma la Donna Vincenza del libro prende vita: Marco mi ha guidato aiutandomi tantissimo nell’interpretare questo personaggio, dopo aver fatte mie le sue indicazioni, dopo averle provate e riprovate seguendole pedissequamente, per inciso: lui è veramente pazzesco, non lo dico per “fargli una statua” ma ciò che è giusto è giusto dirlo…

-Ride con divertimento e ammirazione

Dicevo che dopo che io ho seguito le sue indicazioni, dopo che gli ho dato retta, dopo che l’ho ascoltato piano piano Donna Vincenza, ricreata da questo lavoro a due tra me e il regista, durante tutto il percorso delle prove e delle repliche si è trasformata prendendo sicuramente lei un po’ di me e io un po’ di lei.

TiS                  Ha preso corpo, si è incarnata…

VL                               Sì perché Marco ha questa capacità: lui ti guida, ti dà indicazioni, ti cuce un personaggio addosso ma poi lo lascia libero di esprimersi come meglio crede e comunque come un essere indipendente che racchiude in sé personaggio e attore.

TiS                  Restiamo su Valentina Loche, l’attrice: ieri con Gianni Cossu, questa mattina prove de il giorno del Giudizio a Nuoro, con Marco Spiga, stasera qui a Cagliari con Andrea Congia…adesso a rispondere alle domande di una intervista…Assodato che il fascino non ne risente…Lei non riposa mai? O è una forma di dipendenza dagli applausi? Non può stare senza applausi?

-Ride divertita e compiaciuta e ritorna subito seria

VL                   No, non è questo. Io ieri sono arrivata alle prove con Gianni Cossu, perché prima dell’evento, ovviamente c’erano le prove, che ero distrutta, mi sono occupata dei bambini, sono andata a lavorare, sono tornata, mi sono occupata del pranzo etc etc: sono arrivata stremata. Ho comunque iniziato le prove con Gianni e mi sono ripresa! Proprio grazie all’arte, lo giuro…

-Si illumina di nuovo

TiS                  L’arte pervade?

VL                   L’arte pervade e mi ricarica. Stasera prima di entrare in scena ero e mi sentivo sfatta: avevo fatto le prove a Nuoro al TEN, poi il viaggio, arrivare fin qui, altre prove… sono entrata in scena proprio distrutta… e ora, per esempio,  come mi vedi qui a parlare con te?

Rispondo con sincerità

TiS                  un fiorellino…

VL                   E perché? Perché mi stai attivando tu facendomi parlare di questi argomenti!

-Stavolta io sorrido e ringrazio, lei prosegue

VL                   È quello che dico sempre: quando arrivavo alle prove io ero sempre felice, varcavo quella soglia ed ero felice! È la prima volta in cui  sono sempre andata felice a fare le prove. A volte le prove per me erano pesanti e invece stavolta assolutamente no…

TiS                  Può essere perché si sentiva plasmabile? E nelle mani giuste di chi ti può condurre?

VL                   Nelle mani giuste certo. E perché considero questo cast una vera famiglia artistica: si è creato davvero un bel feeling senza che io conoscessi nessuno o quasi, conoscevo sì e no Gianni ma di vista. Tutti gli altri non li conoscevo.

TiS                  A questo proposito, restiamo su Valentina Loche attrice: qual è la sua formazione professionale? Da dove viene artisticamente?

VL                   Io ho cominciato a fare teatro con i “Barbariciridicoli” una compagnia di Ottana, ero una ragazza timidissima, mio fratello si iscrisse a un laboratorio teatrale e volle coinvolgermi. Da subito gli dissi «Assolutamente no!» ma lui fu bravissimo e riuscì a convincermi, avevo diciotto  anni. Accettai di fare il laboratorio e mi fu chiesto di riempire un questionario. Una delle domande era “sei disposta a partecipare al saggio finale?” «NO! Assolutamente no!» fu la mia risposta. Feci quel saggio finale e dal palco non sono più scesa. Ho proseguito per vent’anni con i Barbariciridicoli e poi ho cominciato a lavorare come freelance legando la mia professione di educatrice a quella di attrice, trainer e regista: a Luglio  compirò venticinque anni di teatro.

TiS                  Lei è stata particolarmente apprezzata nel ruolo di Donna Vincenza e questo è un dato incontrovertibile. Abbiamo parlato di questa forma di identificazione e di edificazione del personaggio nel suo corpo, ma quale è la corrispondenza profonda che vi lega? Solo il fatto di parlare la stessa lingua?

VL                   No, ci lega il fatto, come ho già detto, che lei nel suo cercare di ribellarsi, ovviamente con tutti i limiti che il periodo in cui si svolgevano i fatti imponeva, ha cercato di piantare dei semi, piccoli germogli di emancipazione. Esattamente come me: anche io semino, pianto, coltivo, faccio crescere e diffondo un po’ di emancipazione in tutte le attività che faccio. E ovunque io mi trovi io faccio questo: Parlo di emancipazione femminile, di parità di genere e di rispetto reciproco, di libertà.

TiS                  Una delle battute più crudeli del testo è indirizzata al suo personaggio quando, dopo l’ennesimo battibecco, Don Sebastiano chiude la scena con un lapidario e atroce “tu sei al mondo perché c’è posto”. Che effetto le fa, come donna, pensare che buona parte del pubblico ride e vedere che non ridono soltanto gli uomini, ma a farlo ci sono almeno altrettante donne?

VL                   È una difesa.

-Risponde seria e lapidaria

TiS                  Quella delle donne? Possiamo darlo per scontato volendo ma non è esattamente così: sembra frutto di una dinamica del branco che non è una prerogativa esclusivamente maschile

VL                   È certamente una difesa: mi è capitato, per esempio, di fare un monologo sulla violenza sulle donne e ad alcune battute ridevano. Capita a tutti di ridere quando ci sentiamo a disagio. Sono battute che ci feriscono ma che portano all’esterno qualcosa che nascondiamo. Ridere ha lo scopo di dissimulare e di coprire ciò che ci fa male.

TiS                  Si dovrebbe inorridire non ridere…

VL                   Giustissimo! Ma chi ride, secondo me lo fa perché ha qualcosa di sommerso, un dolore, una sofferenza. Non ci sono verità assolute ma io credo che se una persona ride a quella battuta può essere che in qualche modo abbia dovuto subire qualcosa di simile.

TiS                  Ma personalmente, che ridano, non la infastidisce nemmeno un po’?

VL                   Proprio no. Non mi dà fastidio perché, lo ripeto, penso che sia una reazione istintiva. Se una persona ha la necessità di difendersi perché sta male a me non crea alcun disagio. Vorrei che quella persona stesse bene e non soffrisse un dolore che le impone di nasconderlo, chiunque essa sia. Spero di essere riuscita a spiegarmi.

TiS                  Perfettamente, ma il dubbio che non tutti ridano per difesa, ahimè, permane.

VL                   E io spero con tutto il cuore che siano sempre meno le persone che sentano di doversi difendere. Certo, chi pensa che dire frasi come quella di Don Sebastiano sia giusto sbaglia. Anche se a onor del vero c’è chi ride quando dico “non ce la fanno” riferendomi ai miei figli, una frase tristissima per una madre… ma alcuni ridono anche a questa… però il pubblico è vario.

TiS                  E a volte un po’ indisciplinato soprattutto nell’uso dei cellulari

VL                   Ah sì, ieri è stato espressamente detto di spegnerli e nonostante  questo c’erano molte persone a cui di colpo s’illuminava il viso e non certo per una forma di trasfigurazione. Venerdì ero ad Ozieri a uno spettacolo, il teatro era pieno, io per una volta “ero pubblico” e diverse persone usavano il telefono e tra queste la donna che stava seduta accanto a me a cui vibrava il cellulare che si illuminava a mille! La vera questione non è neppure la poca disciplina: la vera questione è la dipendenza dal cellulare. Una dipendenza che non solo è diffusa dovunque ma che è “più forte di loro”. Io so cosa significa una luce in mezzo al pubblico e perciò non lo uso mai ma chi non sale sul palco non lo capisce il fastidio che dà. È una questione di concentrazione: ti disturba, ti distoglie, ti distrae, Però devo dire che al TEN abbiamo avuto un pubblico di ragazzi delle superiori i quali sono stati bravissimi.

TiS                  Quindi il concetto di qualità del pubblico non è così strampalato, oggettivamente c’è pubblico e pubblico. Parliamo di dinamiche personali e attoriali: a parte i complimenti di rito …

VL                   che sono da copione?

-Ricomicia a sorridere

TiS                  Certamente! Come si è trovata col regista e drammaturgo Marco Spiga che tutti descrivono come un professionista eccellente ma qualche volta dal carattere un po’ difficile…

-Sorride di più

VL                   Io con Marco Spiga mi diverto un mondo: rido dall’inizio alla fine, non lo so spiegare ma mi fa morire. Quando ci spiega le cose e fa i personaggi io mi diverto un sacco…

-Smette di sorridere e ride allegramente

Si spiega benissimo e ogni volta ci chiede: «Mi sono spiegato?» e io ogni volta gli rispondo: «Marco, tu ti spieghi sempre bene». Non c’è mai stata una volta in cui io non abbia capito quello che mi voleva dire… sempre chiaro, trasparente…

TiS                  Ha una capacità comunicativa notevolissima…

VL                               Bravissimo! Ha capacità comunicativa e una competenza enormi con le quali ti trasmette una marea di cose!

TiS                  È risultato particolarmente efficace il rapporto di odio e amore tra Donna Vincenza e suo marito Don Sebastiano, che energia scorre tra lei e Giuseppe Garippa? Siete in perenne conflitto tra di voi anche fuori dalla scena?

VL                   Ma proprio no! Fuori dal palco non esistono conflitti nè con Giuseppe nè con gli altri. Lo giuro, io davvero mi diverto tantissimo.

TiS                  Divertirsi è sempre importante, il divertimento è un motore immobile di tanti aspetti della nostra vita…

VL                               E infatti! Secondo me funziona anche per quello: c’è feeling su palco, c’è feeling dietro le quinte…se mi vedono trasportare una sedia c’è sempre qualcuno che la prende, se io devo entrare in scena con dei piatti mi giro e accanto a me c’è sempre uno dei miei figli che mi porge i piatti senza che io chieda niente. Vige sempre una vera e propria comunicazione silenziosa e rispettosa. Per capirci meglio: io sono l’unica donna e non mi è mai pesato il fatto di essere in mezzo a un gruppo di soli uomini.

TiS                  E ci mancherebbe altro…

VL                   Non è sempre detto…

TiS                  Capisco, non si può sempre darlo per scontato…

-Ride con un po’ di amarezza: una difesa anche questa?

TiS                  Pare, si vocifera, sono voci di corridoio, si dice a mezza voce che Marco Spiga stia già lavorando a una seconda parte de “il giorno del giudizio” con un cast che verrà allargato coinvolgendo una decina di attori in più, tra donne e uomini; qualora si trovino le risorse per finanziare questa seconda parte lei vorrebbe continuare a interpretare Donna Vincenza?

VL                   Certamente!!!

TiS                  nessuna possibilità di stancarsi del ruolo? Spesso ci si chiede fino a che punto si può continuare a mungere la stessa mucca senza farla schiattare…

VL                   Innanzitutto se facciamo la seconda parte sarà un’altra cosa, se entrano altre persone la famiglia si allarga e questo significa altri e diversi stimoli, altri e diversi confronti, altre e diverse relazioni, altri e diversi modi di vivere le scene, un’altra narrazione, altre e diverse cose da imparare l’uno dall’altro. A me le cose nuove piacciono e attirano.

TiS                  Una nuova avventura?

-Appare di nuovo contenta all’idea

VL                   Decisamente sì!

TiS                  Quindi? Ci sarà?

VL                   Ci sarò ma è meglio dire “ci sarei”, perché poi nella vita non si sa mai, per fortuna, quello che ti capita. Però questa è una delle esperienze artistiche più belle di tutta la mia vita.

-Mi guarda, si fa confidenziale e aggiunge sottovoce

                        È la verità…

TiS                  C’è una domanda per la quale si è preparata una risposta e che però finora nessuno le ha posto?

VL                   No…non ne avrei avuto il tempo

TiS                  di fatto lei e questo gruppo resterete nella storia del Teatro di Nuoro…

VL                   credo di sì…

TiS                  un successo enorme che ha portato a teatro il 13% dell’intera popolazione della città…

VL                   comprendendo tutte le fasce d’età, coloro che vanno sempre a teatro come coloro che non c’erano mai andati prima…

TiS                  Mai visto niente del genere…ma va da sé che non può essere tutto rose e fiori: c’è stata qualcosa che non è andata per il verso giusto?

VL                   In cosa?

TiS                  In questa avventura de Il giorno del giudizio…

VL                   …Sì. Sicuramente. Ma è qualcosa a cui TiS, ha già fatto cenno…evitiamo di essere ripetitivi…

TiS                  Il suo costume di scena era abbigliamento personale o era un costume?

VL                   Il mio era un costume..

TiS                  Ma è vero che era l’unico?

VL                   Se non era l’unico, poco ci mancava. Eh sì, alcuni degli attori hanno utilizzato abiti propri o comunque abbigliamento trovato o procurato altrove… alcune volte abbiamo dovuto fare le prove in spazi improvvisati, mica sempre a teatro. Il TEN spesso non era disponibile e quindi ogni volta si doveva ricreare la scena in luoghi non adeguati pienamente

TiS                  beh ricreare la scena non sarà stato così complicato con quella scenografia così “minimale”…

VL                   Ovviamente no, ma tanto per dirne una: i tavoli noi li abbiamo avuti soltanto due settimane prima di debuttare. Prima occorreva fingere, lavorare di fantasia, eh insomma, tutto questo senza voler aprire alcun tipo di polemica. Ci siamo adattati a qualsiasi spazio di cui potessimo disporre ma ovviamente si tratta di un lavoro molto differente: sono occorsi molta più fatica, molto più lavoro, abbiamo dovuto impiegare molto più tempo e anche più pazienza e molto più impegno da parte di tutti. Mettiamola così: poteva essere tutto molto più facile.

TiS                  Paradossalmente questo aspetto è un valore aggiunto…

VL                   Sì, esatto! Paradossalmente!

TiS                  Avete conseguito risultati enormi, senza strumenti.

VL                   …con poco…

TiS                  Siete stati molto bravi a superare questi ostacoli, il risultato è sotto gli occhi di tutti.

VL                   Sì, però devo dire che questa carenza di scenografia mi ha permesso di portare in scena due oggetti miei, a me carissimi: i due mesicheddos, due sgabelli, uno di sughero e l’altro di ferula fatti da mio padre che è venuto a mancare l’anno scorso. Proprio lui, insieme a mia madre, mi ha fatto questo dono prezioso della lingua sarda che parlo nella vita e sulla scena. Per questo motivo sono stata felicissima di avere questi due oggetti sul palcoscenico.

TiS                  sarà stato come avere tuo padre accanto?

-Si fa serissima

VL                   Sì.

TiS                  Avete tratto forza dalle carenze

VL                   Esattamente! Alla fine neppure la carenza dei costumi ha potuto distoglierci dal progetto artistico. Però coi costumi giusti sarebbe stato meglio, molto meglio ma noi non ci siamo arresi nonostante sia mancata in un certo senso anche la comunicazione.

TiS                  Intende quella mediatica?

VL                   Sì. Si presume che non possa, non debba mancare.

TiS                  A dirla tutta noi non abbiamo mai ricevuto un comunicato stampa che presentasse Il giorno del Giudizio. Pur avendoli aspettati non sono mai arrivati. Però attraverso i social voi del cast avete fatto un’ottima “autogestione” e l’avete fatta benissimo, vi siete resi incontrollabili

Ride forte

VL                   Incontrollabili è bellissimo!

Continua a ridere

TiS                  Si è il termine giusto perché eravate fuori controllo da parte di chi vi avrebbe dovuto gestire. Siete stati geniali

VL                   L’abbiamo fatto spontaneamente, senza intento di scavalcare nessuno. Raccontare i vari personaggi e il nostro sentire nei loro panni è stato divertente. A me è piaciuto molto.

TiS                  Sono emersi con forza quei sentimenti umani di affetto e stima che vi hanno legano gli uni agli altri. È proprio vero che sudare insieme affraterna. Voi avete condiviso una avventura partendo da una base difficile, di non professionalità per alcuni. Vi siete supportati moltissimo. E con grande orgoglio

VL                   È vero! È tutto vero. Quando ci prendiamo per mano per gli applausi “semus a manu tenta” non perché dobbiamo farlo. Quella mano ce la stringiamo perché siamo felici insieme. Non c’è stata una volta in cui non siamo stati felici di averlo fatto o di farlo

L’intervista termina ma mai ci era capitata la fortuna di incontrare una donna così meravigliosamente innamorata. Valentina Loche è innegabilmente innamoratissima del suo lavoro, e il suo lavoro la ricambia. Vogliamo ringraziarla per la sua amabile disponibilità, per la sua sincerità d’animo, per il suo coraggio e per la sua profondissima capacità di sentire.

ph : Domenico Cortese e Valentina Loche

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